Esercizi di stile: Nebbiolo!

Oggi per iniziare la nostra passeggiata tra i filari di uno dei più noti vitigni italiani, ci siamo avvalsi di una citazione letteraria.

Raymond Queneau ed il suo “Esercizi di stile” ha ispirato questo articolo: una stessa storia può diventare qualcosa di completamente nuovo, se lo stile con la quale è narrata cambia!

Ecco il caso del nostro Nebbiolo! Conosciuto in lungo e in largo grazie al Barolo questo vitigno invece ha molteplici sfaccettature, cloni, interpretazioni.

Conosciuto già nel Medio Evo, apprezzato da Carlo V, Carlo Alberto, sarà forse il contributo di Camillo Benso Conte di Cavour ad apportare al Barolo il giusto prestigio.

A chi non è capitato di stupirsi davanti alle molteplici sfumature di questo vitigno che oltre alla varietà Nebbiolo di Langa è presente in altri distretti con nomi diversi quali: Neiret della zona del Pinerolo, o i vari Aisone, Stroppo, Gabardin, Scalatin, la Croatina del Nord Piemonte o addirittura quello sardo (in realtà Dolcetto). A causa della variabilità fenotipica quest’uva prende infatti nomi diversi, e la si trova in molte zone del nord Italia: il Picoltener e il Prunent in Valle d’Aosta, la Spanna (Novarese), la Chiavennasca (Valtellina), la Melasca (nella zona del Biellese) e la Martesana (Brianza). In totale esistono 98 cloni (un ulteriore coincidenza con le 99 varianti della “storiella” di Queneau), tra cui i più conosciuti sono Lampia, Michet, Rosé nelle Langhe.

Non potendo scrivere qui un trattato sulle variabili fenotipiche del nebbiolo ci soffermeremo oggi a curiosare tra gli “stili piemontesi” cioè scopriremo quali altre interpretazioni ci regala quest’uva. Le DOCG,  ben conosciute, che usano quest’uva sono: Barolo e Barbaresco (in purezza), Gattinara (nebb+bonarda), Ghemme (nebb+vespolina), e Roero (nebb+arneis) con la percentuale prevalente di nebbiolo.

Esistono, però, tante DOC meno conosciute e/o prestigiose che ci regalano degli “esercizi di stile” degni di nota.

Abbiamo deciso di analizzare nel dettaglio la zona del novarese, quindi lì dove è chiamato SPANNA incontriamo 3 DOC interessanti: BOCA, FARA e SIZZANO.

Il Boca è assemblato con nebbiolo (spanna) 45-70%, vespolina 20-40% e uva rara (bonarda novarese) max 20%, non può essere messo in commercio se non dopo invecchiamento di almeno tre anni di cui due in botte di rovere o castagno;  è un vino tannico, ricco di sali, dal colore rubino tendente al granato brillante. E’ un vino che va necessariamente lasciato invecchiare perché acquisti morbidezza e sprigioni tutte le sue virtù. Il suo bouquet etereo, fine, con profumi delicati ed ampi richiamano le spezie dolci e la frutta matura. Caldo e secco al palato, questo vino corposo è piacevolmente acido ed evidenzia la presenza di tannini tendenti al dolce, che invitano a bere lasciando la bocca pulita.

Il Fara è assemblato con nebbiolo (Spanna) 50-70%, vespolina e uva rara (bonarda novarese) 30-50% da soli o congiuntamente. È messo in vendita dopo essere stato sottoposto ad invecchiamento per almeno 22 mesi, di cui almeno 12 in legno. Si presenta di un bel colore rosso rubino, che diventa più intenso, fino ad assumere note di granato, con il procedere dell’invecchiamento. All’olfatto questo vino dà il meglio di sé, perché vanta un profumo gradevole dai sentori fruttati: si avvertono chiaramente sfumature di fragole e frutti rossi, ma anche di mammola e viola. Infine, al gusto il Fara è asciutto, sapido e pienamente armonico, un vino rosso fiero, corposo e di grande spessore.

Il SIZZANO è assemblato con nebbiolo (spanna) dal 40 al 60%, Vespolina dal 15 al 40% e uva rara (bonarda novarese) per il 25%. Il Sizzano è un vino con un invecchiamento obbligatorio di tre anni, due dei quali vanno trascorsi in botti di rovere oppure di castagno. Il suo colore è rosso rubino, con dei riflessi color granato, ha un profumo delicato con sentori di violetta. È un vino ricco di personalità e di struttura capace di resistere al tempo. Si racconta che anche un personaggio esperto di materie enologiche come Camillo Benso Conte di Cavour si fosse entusiasmato per il Sizzano quando ebbe occasione di degustarlo.

 

Il nostro piccolo tour nella provincia novarese si conclude qui, per degustare questi vini non esitare a contattarci, un sommelier vi guiderà sulle tracce del nebbiolo.