Le festività si avvicinano. Il Natale quest’anno lo vivremo in modo diverso con festeggiamenti più sobri, con molte restrizioni, ma questo non vuol dire che non potremmo gioire dei piaceri della tavola e della condivisione di un buon calice di vino. Quindi mettiamo da parte le polemiche sui DCPM e prepariamoci nel miglior modo possibile a brindare.
Abbiamo pensato di affrontare il tema dessert ed i suoi abbinamenti.
La tradizione Napoletana dei dolci Natalizi ci offre l’imbarazzo della scelta. Vediamo nel dettaglio alcuni dolci tradizionali ed il loro abbinamento. Come sempre ci focalizziamo sull’abbinamento cibo/vino e una premessa è necessaria. I dolci devono essere accompagnati da vini scelti secondo il principio della concordanza, in altre parole il dolce si abbina con il dolce. La nostra scelta dovrà quindi ricadere su un vino che sostenga la dolcezza , la persistenza del dessert ma dovrà anche avere la giusta freschezza per bilanciare l’accordo in modo da renderlo gradevole evitando il rischio di una sensazione stucchevole.
Gli struffoli napoletani fanno parte della storia della pasticceria partenopea anche se non sono nati a Napoli. Qualcuno fa risalire la nascita delle palline fritte ai greci, in fatti ancora oggi la Grecia prepara un dolce simile, i loukoumades. Il nome scelto dai napoletani deriva dal greco “strongoulos” e vuol dire “di forma tondeggiante”. Queste piccole palline di pasta fritte e intinte nel miele vengono poi decorate con confettini, detti diavoletti (diavulilli) a Napoli.
A questo dolce, abbastanza strutturato ed aromatico che oscilla tra la succulenza indotta dalla loro consistenza e la pastosità del miele si potrà abbinare, ovviamente per concordanza, un vino con evidente residuo zuccherino, tendenzialmente morbido, ottenuto da uve prevalentemente appassite ed i cui profumi ricordano quelli della squisita preparazione.
Passito Torre Merlata 2019, Cantina Monta Somma Vesuvio, 14°.
Uva : 100% Catalanesca.
Il vitigno Catalanesca, autoctono delle pendici del Vesuvio (suolo sabbioso e arido), è caratterizzato da una buccia spessa e croccante; questo permette all’uva di conservarsi a lungo. Anticamente era considerata l’uva di Natale, periodo in cui i contadini Vesuviani portavano sui carretti questi bei grappoli dorati da mettere in vendita per imbandire le tavole della festività.
La Cantina Monte Somma produce questo passito dal 2010. La vendemmia tardiva avviene intorno alla 2/3 decade di ottobre, l’uva è poi messa ad appassire su telai di legno nella Torre Merlata fino a gennaio. Verrà poi pressata integra, solo il mosto fiore è usato per la produzione. L’affinamento in barrique (non tostate) dura da 8 a 12 mesi a seconda delle annate. La 2019 che abbiamo assaggiano ha trascorso 12 mesi in legno.
Colore: giallo paglierino, con riflessi cristallini
Naso: aprono note balsamiche ed erbacee di origano fresco. Chiude un agrumato di buccia di mandarino candito.
Gusto: Abboccato, dal residuo zuccherino non eccessivo, stupisce l’equilibrio in freschezza che lo rende morbido e sufficientemente caldo. Persistente lascia il palato pronto per un altro sorso.
Abbinamento perfetto con il miele e la persistenza gustativa degli struffoli.
I Roccocò sono i biscotti della tradizione natalizia napoletana per eccellenza, risalgono al 1320: ad averli preparati per la prima volta sarebbero state le monache del Real Convento della Maddalena di Napoli, mentre il loro nome serebbe stato ispirato dal termine francese “rocaille” per la sua forma tondeggiante simile ad una conchiglia arrotondata. Insieme agli struffoli, i roccocò non possono mancare sulle tavole dei napoletani durante le ricorrenze natalizie. A partire dalla festa dell’Immacolata (8 dicembre data che dà inizio alle festività Natalizie) vengono preparati in moltissime case per poi tenerli, magari in una cesta colorata in bella vista, almeno fino all’Epifania, quando appunto si chiude il periodo natalizio. Si tratta di biscotti preparati con farina, zucchero, mandorle, canditi, sagomati a forma di ciambella schiacciata e poi cotti al forno. Sono tradizionalmente duri, ma oggi è possibile trovarne anche di morbidi (da cui la la richiesta del garzone di pasticceria: “Vulite ‘e tuoste o ‘e musce?”).
Al momento della degustazione possono essere ammorbiditi bagnandoli in un vino bianco, o in un vermut, in uno spumante, o nel Vin Santo. I roccocò devono essere prima di tutto croccanti, a tale scopo risultano fondamentali la temperatura e le modalità di cottura.
Marsala Superiore, Riserva Ambra, semisecco D.O.P, Pellegrini, 18°.
Uva : Catarratto, Grillo e Inzolia
Questo Marsala semisecco (con zuccheri tra 40g e 100g per litro). Creato con uve Catarratto, Grillo e Inzolia, di colore ambra carico – da cui anche il nome – è un vino molto speziato con ricordi di datteri ma anche di vaniglia, miele d’acacia e scorza d’arancia candita all’olfatto. Ciò che mi ha colpito di più è stata la sua crescente persistenza e piacevole freschezza al gusto E’ di qualche grado in più (18%) rispetto ad altri marsala della categoria (15%), ma viene è piacevolmente assorbito dalla struttura. Senz’altro svolgerà il suo dovere nel bilanciare un prodotto così ricco, complesso e intenso come il roccocò, ma anche con altri dolci da forno a base di frutta secca.
Colore: ambra intenso.
Naso: gradevoli note di datteri e spezie, miele d’acacia e arancia candita.
Gusto: pieno e caldo, con sentori di datteri, buona persistenza e freschezza.